Questo è un bell'esempio del tipico formato di contenitore di olio lubrificante utilizzato per oliare le parti mobili delle mitragliatrici medio-leggere.
Era una dei componenti essenziali del kit di manutenzione della Browning cal.30 M1919, essenziale per garantire un perfetto funzionamento degli organi di movimento.
Ritrovata in Italia, completa di colore e scritta azzurra a descrivere il contenuto.
Questo speciale strumento era in uso al corpo dei genieri.
Veniva adoperato durante le operazioni di demolizione o brillamento, sempre poco prima di eseguire la detonazione, poiché il suo utilizzo era molto importante.
Si tratta di un galvanometro, cioè un apparecchio che trasforma un segnale elettrico in un segnale magnetico ed ha una sensibilità molto alta.
Tramite questo segnale l'operatore era in grado di avere la sicurezza che tutto il sistema di cablaggi che aveva utilizzato per collegare tra loro le varie cariche fino al detonatore elettromagnetico non presentava falle o interruzioni di continuità e che quindi tutto il circuito era perfettamente collegato, per cui si poteva procedere all'esplosione.
Il corpo è interamente fatto di bachelite, nella zona della targhetta metallica si trovano due viti a taglio che aprono il vano alla batteria.
Il tutto è contenuto in una cover in cuoio che consente l'utilizzo senza toglierlo da essa.
Varie ditte produssero lo strumento, come ad esempio la Whestighouse, ma in questo caso fu prodotto dalla Gray Inst.Co. , trovato in Italia.
Un pezzo molto particolare da vedersi.
Si tratta di un'elica d'armamento di una spoletta di coda da bomba d'areo americana.
In sostanza questo dispositivo roteante si attivava una volta che la bomba veniva sganciata: l'aria faceva girare le pale e allo stesso tempo svitava l'asta di armamento attivando così in tutta sicurezza (poiché fuori dal velivolo) la spoletta meccanica ad impatto.
Una volta totalmente svitata, questa si staccava e cadeva al suolo come un pezzo di ferro qualunque, vista la sua funzione puramente meccanica.
Quindi non permette nessuna esplosione è solamente un pezzo meccanico di una girante su cuscinetti.
L'esemplare è un modello AN-M-100 A2 dove AN sta per "Army-Navy" la M sta per "mark", 100 il numero del modello e la A2 il numero di modifiche.
Questa è stata ritrovata incastrata nel 2016 ad Ostiglia (Mantova) durante la ristrutturazione di un sottotetto nelle vicinanze di dove oggi sorge la centrale termoelettrica sul fiume Po.
Utilizzata su bombe da 100 fino a 260 lbb.
Su di una aletta è ancora visibile il marchio ad inchiostro. (4a foto)
L'involucro metallico che vediamo in foto apparteneva ad una farfalla modello M83, ritrovata parecchi anni fa in provincia di Vicenza.
Era del tutto similare alla SD2 tedesca dalla quale gli ingegneri statunitensi copiarono le funzionalità e il disegno.
Difatti le due versione sono pressoché identiche, ciò che cambia oltre al sistema di chiusura del guscio (che non è angolato come nella SD2) è il sistema di apertura delle molle, in cui le quattro "ali" sono montante su di un supporto di forma diversa e altri piccoli particolari di stampo delle lamiere.
La M83, all'inizio del progetto prese il nome sperimentale di T11.
Anche qui come in quella germanica, il guscio una volta aperto in quattro parti teneva collegato a se tramite un cavo metallico la parte esplosiva.
Le alette avevano funzione di "paracadute" ovvero quello di rallentare la caduta dell'oggetto e allo stesso tempo, girando, innescare la spoletta tramite il cavo.
Nei primi mesi del 1944 la bomba vide (dopo svariati tentativi ed esperimenti) la sua messa a punto quasi definitiva, per poi essere impiegata in particolar modo sul Nord Italia durante gli ultimi mesi di guerra verso la liberazione nel 1945.
Tipologie analoghe vennero usate anche nel dopoguerra fino anche al Vietnam, dove risultarono obsolete e non efficaci.
Il guscio conteneva al suo interno (come la SD2) un involucro di ghisa riempito di TNT con montate a scelta 3 tipi di spolette: M129 ad impatto M130 a ritardo e la M131 anti-disturbo.
Specialmente quest'ultima fu una di quelle più pericolose ed utilizzate, in quanto non permetteva in nessun modo una volta individuata il disinnesco, ma doveva essere fatta detonare sul posto.
Senza contare le vittime civili inconsapevoli della presenza di un simile ordigno.
Le aree colpite dalle farfalle andavano completamente bonificate e le operazioni richiedevano un'elevata pericolosità e un dispendio di tempo elevato.
Le M83 venivano caricate all'interno di serbatoi che una volta sganciati disseminavano tutte le bombe nella zona interessata.
I due modelli utilizzati erano il M29 Cluster Bomb da 500 lb e M104 da 100lb adibito anche alla distribuzione aerea di volantinaggio di propaganda.
L'esemplare in foto è perfettamente conservato, molle ancora funzionanti e con marcature ad inchiostro. Molto probabilmente visto l'acronimo in giallo "WC" è stata fabbricata nel Wolf Creek Ordnance Plant nel Tennessee.
Nel video, si vede il sistema di apertura.
Questo che vediamo in foto, non è altro che un contenitore per tenere raccolte le maglie metalliche del nastro di cartucce cal.50, una volta sparate dalla mitragliatrice pesante Browning cal.50 M2.
La borsa è realizzata interamente in spesso canvas e da un lato riporta la dicitura "bag metallic belt link d34338".
Nella parte superiore vi era un laccio passante nella manichetta (qui mancante), mentre al di sotto una cerniera lampo, per poter svuotare il contenuto in maniera rapida.
La lampo è marcata "Talon", con diciture "made in usa" nella parte inferiore del blocchetto.
In realtà non furono utilizzate moltissimo, ma consentivano di tenere pulita la superficie a terra all'interno dei veicoli o perché no, anche negli aerei (anche se non ho precise sicurezze su questo) e di consentire un riciclo delle maglie che potevano essere riutilizzabili.
Ritrovato in Italia.
Involucro destinato al "Corps of Engineers", contenente circa 4 metri di filo rigido per cablaggio, dove collegati all'estremità vi erano i detonatori per attivare la carica. Serviva per fare da collegamento tra la carica e il rotolo di filo elettrico riutilizzabile.
Questo pezzo proviene dal Belgio.
Prodotto dalla "HERCULES FOWDER COMPANY".
Pezzo, 100% inerte, senza parti esplosive, solo filo.
Replica di legno di un candelotto di dinamite, su cui è avvolta la carta originale di "imballo" datata 1942, destinato all'esercito americano.
Riporta anche il numero di lotto.
La cartina si presenta perfettamente conservata e con un'ottima patina cerosa, tipica di questi oggetti.
Pezzo proveniente dalla Germania.
Interno di legno, inerte 100%.
Bellissimo paio di pinze, utilizzate in particolar modo dal corpo dei genieri e immancabili nel "kit di demolizione" dei vari corpi militari americani.
Difatti questo attrezzo nasce allo scopo di essere impiegato per la preparazione e il crimpaggio dei detonatori, spolette ecc. , come ad esempio per i blocchi di esplosivo al tritolo (TNT) presentati in precedenza.
La pinza è composta di quattro elementi principali:
- il primo foto che serve per il crimpaggio, il quale anche a pinza chiusa rimane semi aperto;
- il secondo foto per il taglio;
- il lato destro del manico con cacciavite a taglio;
- il lato sinistro del manico con punteruolo per bucare le cariche prima di inserire il detonatore.
Questa in particolare è stata realizzata dalla "WM. SCHOLLHORN CO." fondata nel 1870 a New Haven nel Connecticut e ancora oggi attiva nel settore della produzione di pinze e altri attrezzi da lavoro.
Riporta in chiaro il marchio "US" ed è in metallo parkerizzato.
Le versioni nichelate o anodizzate (colore chiaro) sono post belliche.
Nessuna versione, anche di produttori diversi, riporta date.
Lunghezza totale 17,5 cm.
L'ultima foto rappresenta un'immagine da manuale tecnico con un kit completo, sono ben visibili le pinze sulla sinistra in una prima versione, con manici tondi e piatti.
Nastro telato molto resistente e compatto, utilizzato per fissare cariche esplosive, ma non solo.
Si adattava infatti a tanti altri utilizzi, come piccole riparazioni sul campo o anche come nastro antiscivolo da mettere sulle impugnature.
Datato maggio 1943, si presenta ancora confezionato.
Hanno prodotto diverse confezioni e imballaggi per il nastro, si poteva trovare avvolto sia in cellophane che in carta paraffinata.
Piccola lattina contenente un solvente per la pulizia delle armi, come riporta la scritta.
Formato ottimizzato per essere portato sempre assieme con il resto dell'equipaggiamento individuale.
La latta è ancora piena, il solvente ha un odore veramente forte e sgradevole, questo spiega il perché della scritta che dice di non utilizzare tale latta per contenere cibi.
Trovato nel basso mantovano, zona Poggio Rusco.
Nastro portamunizioni in tessuto, per mitragliatrice Browning.
Su questo nastro mancano le fettucce di metallo che erano clippate alle estremità. E' stato prodotto dalla ditta inglese "THOS. FRENCH & SONS, LTD". Datato 1942.
Astuccio dedicato a contenere un kit di pulizia per armi da fuoco.
Questo modello denominato "CASE CLEANING ROD 15-C64274A", poteva essere utilizzato per varie armi, dalla mitragliatrice calibro .50 alla calibro .30.
Presenta un attacco per il cinturone, in questo caso sembra essere un kit per Garand M1.
Trovato ad un mercatino in Italia non riporta date, ma il modello è sicuramente di fattura bellica.
Interessante strumento per mirare, che veniva montato ed utilizzato sui lanciarazzi M9 e M9A1.
Lo possiamo considerare uno dei primi mirini reflex, per l'acquisizione veloce del bersaglio in movimento; possiede un vetro parzialmente riflettente e un reticolo di mira interno, senza ingrandimento.
Molto particolare il fatto di essere accompagnato dalle istruzioni di utilizzo con disegni per il corretto montaggio.
Datato 27 novembre 1944.